domenica 24 novembre 2013

Luci ed ombre dell'educare

Caterina di LibereLettere e Selima di Timoilbruco, che ho avuto la fortuna di incontrare virtualmente (ma non ancora di persona!), hanno lanciato un seme nel web, con l'intento di "Dialogare per costruire". Un modo per confrontarsi, di blog in blog.

Mi piace: c'è bisogno di dialogo e c'è bisogno di costruire.

Mi piacerebbe ancora di più poter preparare un buon tè, qualche biscotto, invitare tante altre voci, e tutti insieme - camino acceso - parlare fino a tarda notte.

Non sarebbe bello Caterina?

In attesa che questo desiderio possa realizzarsi, prendo, per un attimo, il testimone e provo a dire ciò che intendo, oggi, per  EDUCAZIONE.  Sottolineo "oggi" perché, negli anni, la mia idea su cosa sia l'educazione si è molto evoluta - direi rivoluzionata! - per cui non mi sento di escludere che continui ad evolversi ancora.
Tant'è...
In un vecchio post (qui) - partendo all'etimologia di "educare" (da educere = tirare fuori)- ho sostenuto la tesi che educare dovrebbe, appunto, consistere nel "tirar fuori"e mai e poi mai dovrebbe consistere nel mettere dentro come racchiuso, invece, nell'etimologia di "insegnare" (da in-signare ovvero imprimere).
Mi sembrava che tutto tornasse, ma poi...
Poi ho letto il post di Caterina, che mi ha fatto riflettere sul ruolo troppo attivo, forse coercitivo, anche del "tirar fuori". Continuo a pensare che sia, comunque, meglio provare a tirar fuori da qualcuno ciò che è (o crediamo che sia), piuttosto che provare a metterci dentro ciò che vorremmo che fosse. Ma... ma certo il rischio di manipolare, plasmare, forgiare resta insito anche in questo non troppo circoscrivibile "tirar fuori", che sottintende degli adulti in una posizione di superiorità: si dà per scontato che questi abbiano la competenza per capire chi sia o sarà quel bambino e che abbiano gli strumenti per tirarne fuori la vera natura, insomma, per estrarla!

Così, grazie a Caterina, oggi, 
pensando al senso di "educere",
non riesco a togliermi dalla testa 
l'immagine di un dentista, tenaglie alla mano!

Ecco a cosa serve dialogare, ascoltare, confrontarsi.
Serve a fare un altro passo, magari in una nuova direzione; serve a mettere in discussione un pezzo della strada percorsa; serve a spostarsi dalle proprie certezze, provare a riprendere le coordinate per muoversi verso nuovi lidi.

Detto questo, mi accorgo che, nel corso degli anni, la mia idea di "educazione" si è andata sempre più sfrondando. E' stata una lenta , ma inarrestabile, azione di potatura: in certi momenti ci sono andata di fino, ma in altri non ho usato mezzi termini e via di ascia!
Da un'idea di educazione estremamente agita, concertata, strutturata, attiva, e inequivocabilmente "conforme", mi ritrovo con in mano un'idea di educazione sempre più leggera, quasi di sponda, di riflesso, decisamente meno invasiva, e piuttosto "difforme".
Mi ricordo-  ancora madre immaginaria - sostenere convinta che "mai e poi mai nel letto dei genitori"! Ammetto, con un certo imbarazzo, di aver "molestato" bambini altrui (sic!) affinché finissero ciò che avevano nel piatto. So che ho affermato che le frustrazioni fossero necessarie per adattarsi alla vita, riferendomi (oibò) a quelle frustrazioni "create ad arte" dai genitori per raddrizzare la giovane pianta. Confesso che, in assoluta buona fede, ho valutato i genitori dalle "buone maniere" dei figli, forse anche dai loro risultati scolastici... e via di questo passo... ahimè...
Poi l'istinto, il puro istinto (perché all'epoca non avevo modelli di "attachment parenting" cui rifarmi), mi ha spinto verso alcune scelte, in una bellissima spirale a salire. E per salire, si sa,  bisogna alleggerire.
A un mese dalla nascita di Grande ho acquistato (senza mai averlo premeditato) la fascia lunga e ho scoperto la gioia, ma anche la facilità del portare. Poi sono fortunatamente inciampata in alcune letture fra cui William Sears che mi ha "traviata" al co-sleeping e ancora oggi non si contano braccia e gambe nel lettone. Poi qualcuno mi ha fatto comprendere quanto fosse più importante che il bambino continuasse ad ascoltarsi e a fidarsi delle proprie sensazioni (fra cui quella della fame), piuttosto che finire forzatamente tutto quello che gli mettiamo nel piatto. Avanti in questa direzione ho, ovviamente, capito che non sono necessarie altre frustrazioni oltre a quelle cui, inevitabilmente, la vita ci pone davanti. Infine, dopo avere giudicato, ho temuto il giudizio degli altri: ho sudato quando i miei figli non salutavano; mi sono innervosita ogni volta che non rispondevano alle domande altrui, per poi scoprire (dopo tanto inutile sudare) che tutto accade al momento giusto per loro. Ancora oggi non riesco a fare a meno, in certe circostanze, di scrutare lo sguardo altrui per carpirne l'eventuale giudizio, ma so per certo - ogni giorno di più - che mi preme essere giudicata solo sulla base della felicità e serenità dei miei bambini.

Nel bel mezzo di questo cammino posso dire che "oggi" gli ingredienti che reputo fondanti della crescita con i miei figli sono (o dovrebbero essere) l'amore incondizionato, perché abbiano per sempre una base sicura da cui partire; la fiducia nella loro competenza e l'ascolto, per poterli seguire lungo percorsi individuali; la fiducia in noi stessi per continuare a percorrere strade poco battute; il tempo passato insieme (perché checché se ne dica la qualità del tempo non compenserà mai la mancanza dello stesso); il rispetto reciproco in un rapporto orizzontale e non verticale; l'esempio che diamo (ahi noi, l'esempio che diamo!);  il senso di una impensata libertà.
Il tutto, però, tenendo sempre a mente che - seppure in un'ottica di relazione orizzontale e non verticale - il rapporto fra genitori e figli resta inevitabilmente asimmetrico. Sono loro (i figli)  a dipendere da noi; siamo noi ad essere responsabili verso di loro; siamo soprattutto noi a determinare gli equilibri; siamo noi (buoni o cattivi) i loro modelli; mentre sono loro a fidarsi naturalmente e ciecamente di noi (noi dobbiamo educarci a fare altrettanto nei loro confronti); sono loro, di certo, ad amarci incondizionatamente, mentre noi non dovremmo mai smettere di chiederci se lo stiamo facendo.


Vi ho convinti?
Forse.... 
Potrei chiuderla qui. 
Quasi quasi...
Ma...

Ma, come ho già detto in altre occasioni, non sono affatto all'altezza delle mie "splendide" idee.
I miei passi non sono sicuri, quanto i miei pensieri.
Ed ecco che il cerchio si chiude per me: la sola educazione su cui  lavorare è quella di noi stessi, è l'autoeducazione.
Prenderne atto è qualcosa di straordinariamente difficile e sovversivo per chi è stato educato secondo le più tradizionali tecniche pedagogiche passive e autoritarie.
Difficile convincersi che, finalmente, possiamo essere responsabili della nostra crescita, della nostra formazione, della nostra educazione, della nostra vita.
Dopo anni e anni ad obbedire, a temere l'autorità, a dipendere dal giudizio esterno, a cercare di aderire al modello prescritto... scoprire che il "tema da svolgere" è libero, che non c'è traccia - se non la nostra - è davvero un salto nel vuoto (un casino pazzesco!).
Ma, allo stesso tempo, scoprire che nessuno ci può obbligare a continuare a percorrere il sentiero indicato, scoprire che basta fermarsi un attimo per trovare il coraggio di cambiare direzione, è un atto liberatorio e straordinariamente sovversivo!

Questo è quanto:  navigo sospinta dal vento amico delle mie idee libertarie e sbatacchiata verso gli scogli dai miei vecchi schemi autoritari. Non sono alla deriva, ma neanche in acque tranquille.

Mi educo, mi educo, mi educo e - in questo caso - direi che servirebbe proprio un bel paio di tenaglie per tirare, finalmente, fuori il meglio di me.


Questo post partecipa all'iniziativa "Stiamo in ascolto"

Qui di seguito i link agli altri post (spero di non dimenticare nessuno):
Libere lettere
Timo il bruco
Latte e champagne
Sara fatto con amore
Lunamonda
Gocce D'aria
La casa di Hilde

Lancio il seme a:
Greta di Imparare in piedi
Monica di Esperienze di homeschooler









12 commenti:

  1. Grazie mille di aver partecipato con il tuo contributo così denso e equilibrato. Parli di potare, di giovani alberelli e quindi non mi poteva che venire in mente un mio "vecchio" post: http://timoilbruco.wordpress.com/?s=genitore+pigro

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    1. Cara Selima, bello davvero il tuo post sul genitore pigro. Fukuoka mi affascina, leggerò la sua rivoluzione del filo di paglia. grazie a te!

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  2. Condivido per molti versi il tuo percorso di cambiamento nel modo di concepire l'educazione, nonchè le letture che mi hanno portato a tali cambiamenti. Mi ritrovo anche nei tuoi pensieri finali sulla difficoltà di tirar fuori il meglio di noi...

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    1. Cara Daria, soffro molto per l'incoerenza fra i miei ideali e i miei comportamenti, ma sento che presto i buoni propositi l'avranno vinta!! :) grazie

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  3. Hai ragione: è dura educarsi ad essere liberi.
    Ieri sera leggendo mi sono commossa, un po' per averti ispirato l'immagine della tenaglia :DDD
    Che sì, un po' è quel che penso suggerisca il termine in molte circostanze.
    Ma comunque, anche non ci fossero intenzioni tenagliose, comunque esclude la fiducia totale in un progetto di vita altro.ù
    Un po' per l'ultima parte del tuo post.
    Penso sempre di più che in realtà educazione sia un verbo riflessivo ... e nessuno se ne sia mai accorto ... ora ti immagini, se facciamo così fatica ad educare noi stessi, cosa potremmo provocare nei poracci dei nostri figli volendo educare loro ?!?! ;)
    Non vedo l'ora di parlarne davanti al tè. La nostra affinità elettiva si conferma sempre più, ed è sicuro che questo succederà.
    Te lo immagini poi con i grandi i piccoli ed i babies a giocare tutti insieme ..........
    Ma il periodo post natalizio per voi è un problema, suppongo, vero?
    Un abbraccio e grazie grazie grazie

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    1. Cara Caterina, spero davvero che arrivi presto il momento dell'incontro occhi negli occhi. Cercherò di lavorare sodo sulla mia autoeducazione per non essere troppo distante dall'immagine un po' ideale che emerge dalle righe di questo blog!!! Sei una grande risorsa!! A presto

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  6. Prima di scrivere i miei pensieri ho letto tutti i post che hanno "partecipato" all'iniziativa... il tuo l'ho letto prima e dopo e riletto. Ti faccio i miei complimenti per la chiarezza di pensiero e l'espressione di una realtà per niente utopistica ma calata nel vero, nel qui ed ora... molto affine a ciò che intendo. Un caro abbraccio ;)

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    1. Grazie Monica. Qualche anno fa non avrei mai immaginato di intraprendere un cammino del genere. L vita, se vogliamo, riesce a sorprenderci!

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  7. Ciao Raffaella,
    ti ringrazio di nuovo per l'invito: trovi la mia riflessione sul tema qui:
    http://limperfettaeducazione.wordpress.com/2013/12/05/emilio-o-delleducazione-luci-e-ombre-delleducazione/
    Un abbraccio e auguri per il tuo percorso!
    Greta

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    1. Grazie a te Greta per il tuo intervento, come sempre pieno di riflessioni non scontate e ricchissimo di spunti. E' un piacere continuare ad incrociarti sul web... ma spero anche , un giorno, di on incontrarti nel mondo, quello vero! A presto.

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