mercoledì 9 gennaio 2013

Homeschooling e socializzazione.

Una delle prime obiezioni  (a volte l'unica) che viene fatta a coloro che scelgono di fare homeschooling, riguarda la presunta mancanza di socializzazione per i bambini tenuti a casa.  A pensarci bene, spesso, gli stessi adulti quando parlano del proprio lavoro - magari privo di soddisfazione e/o senso - affermano che, per lo meno, è "un'occasione per socializzare".
Parliamone....

La socializzazione proposta dalle scuole istituzionali è una socializzazione "forzata",  in cattività. E' una socializzazione fortemente segnata dall'organizzazione gerarchica e dalla suddivisione in classi fra pari di età. E' una socializzazione improntata più alla competitività che alla collaborazione. E' questo che vogliamo?

Mi azzardo ad un facile paragone con il mondo animale. Prendiamo i cavalli o i leoni ammaestrati di un circo rispetto a quelli allo stato brado. E' indubbio che, nel rapportarsi fra loro, gli animali in cattività si sottomettano a regole del tutto diverse rispetto agli animali liberi. Nel primo caso le regole sono imposte dall'esterno, nel secondo caso sono regole "interne". Chi di noi può sostenere che cavalli e leoni necessitino di un addestratore per imparare a rapportarsi gli uni agli altri?
Ovviamente, non pretendo di ridurre tutto alle leggi di natura, seppure... non sarebbe male tenerle un po' più a mente.
Ma mi chiedo:  siamo davvero sicuri che "il modello relazionale" imposto dal sistema scolastico, e dal sistema in generale, rappresenti davvero il modo più sano, pacifico e costruttivo per stare insieme?
Chiariamo innanzitutto cosa intendiamo per "socializzazione".
Ho la netta sensazione, che coloro che ci chiedono (preoccupati) come facciano i nostri figli a "socializzare", si chiedano in realtà se e quanto i nostri bambini siano o si sentano soli. Con il termine "socializzazione", insomma, si riferiscono il più delle volte semplicemente al contrario di "isolamento/esclusione/solitudine".
Ma "socializzazione" vuol dire anche altro.
Leggo su Wikipedia alla voce "socializzazione": "...la socializzazione è un processo di apprendimento che porta i minori, inseriti in un determinato contesto sociale e culturale del quale assimilano le norme e condividono il linguaggio e il riferimento ai valori, a preferire specifici codici di comportamento, modalità alimentari, interpretazioni della realtà sociale."
In questa accezione "socializzazione" sta per "apprendimento" di un sistema di regole, sulla base di precisi valori calati dall'alto. Dunque la socializzazione come "preparazione/addestramento" ad un determinato modello di convivenza.  Per tornare all'esempio del mondo animale,  il termine socializzazione, in questo suo significato si adatta molto di più agli animali del circo che - tramite l'addestratore "assimilano delle norme e .... specifici codici di comportamento" - piuttosto che agli animali liberi in natura, che il modello di convivenza se lo portano scritto dentro. 
Ecco che, quando parliamo di socializzazione, dovremmo essere consapevoli che ci stiamo riferendo alle regole, più o meno condivise, che le istituzioni e la società nel suo complesso trasmettono/impongono ai singoli; di conseguenza dovremmo, per prima cosa, chiederci se tali regole le condividiamo davvero o se semplicemente le diamo per scontate, magari proprio dai tempi della scuola.

Per tornare a noi, alla nostra famiglia, crediamo che i nostri figli abbiano maggiori opportunità di relazionarsi agli altri,  in maniera autentica e spontanea, fuori dal mondo chiuso e artefatto della scuola dove i loro coetanei  incontrano, per anni, gli stessi bambini  e gli stessi insegnanti.
Sappiamo, per esperienza, che i nostri figli stando con noi,  hanno molte, moltissime occasioni  per confrontarsi con persone di età, estrazione, cultura, provenienza... diverse. Questo ci pare l'unico terreno possibile per imparare a stare davvero insieme agli altri, a comprenderne e ad accettarne le differenze.
Tutt'altro discorso, invece,  riguardo alla "socializzazione" intesa come apprendimento delle regole di un "determinato contesto sociale e culturale"... Ebbene, confessiamo di fare davvero fatica a condividere molte delle regole e dei valori che questo sistema e la sua scuola ci propongono.
Davvero facciamo fatica ad aderire ad un modello autoritario che priva i bambini (e i futuri adulti) della capacità innata di sapere cosa sia meglio per loro, preparandoli ad un "roseo" futuro da lavoratori/consumatori passivi; facciamo davvero fatica ad aderire ad un modello che si basa sulla paura del giudizio esterno e sulla competizione; facciamo davvero fatica ad aderire ad un modello che rende i bambini passivi di fronte al "programma ministeriale" e dipendenti dall'autorità; facciamo davvero fatica ad aderire ad un modello prevalentemente orientato al mantenimento dello status quo,  e che perciò mira a privare gli uomini di domani della fondamentale capacità critica che, sola, può farci sperare in un futuro meno folle.

A coloro che ci chiedono se non abbiamo timore che i nostri figli, da adulti, non saranno capaci di "inserirsi", rispondiamo che si, di dubbi ne abbiamo tanti, ma pensiamo che un uomo libero non abbia mai difficoltà ad inserirsi in qualsiasi contesto, se e quando lo decide. Mentre un uomo che libero non è (perché incapace di vedere dentro e fuori di sé con i propri occhi) anche quando ci appare "inserito", in realtà è intrappolato (del tutto inconsapevolmente)  in un ingranaggio molto più grande e forte di lui, da cui si lascia manipolare.
E' questo che vogliamo per i nostri figli?
Non noi...

Sono solo prove di pensiero libero... di una madre e di un padre che navigano a vista, pieni di dubbi ... in un mare, a volte burrascoso, ma dall'orizzonte ricco di possibilità.

 

2 commenti:

  1. Raffaella: commento questo post e non tutti solo per ragioni di tempo!! Proprio sabato parlavo di questo concetto di socializzazione con l'unico papá homeschooler che conosco sull'isola. E dicevo proprio quello che dici tu! ;)
    Blog bellísimo, stile bellísimo: ti seguo per forza!

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    1. Ci seguiamo, seppure a latitudini tanto diverse! Alla prossima

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